la lezione irlandese
Gli irlandesi, ieri, hanno detto no all’ultima versione della Costituzione europea, il trattato di Lisbona, già versione edulcorata e semplificata del monstrum giuridico comunitario bocciato a suo tempo da francesi e olandesi. Hanno detto no ad un’idea organizzata di Europa che sfugge al controllo ed alla comprensione democratica.
Hanno detto no ad un’Europa atea, laicista e mercatista che ha abbandonato il concetto di popolo, ha snobbato le sue tradizioni e le sue radici cristiane e romane, ha banalizzato le sue aspirazioni ideali per far posto ad architetture giuridiche bizantine, a troppo complessi meccanismi di scambio, allo strapotere dei banchieri.
Hanno detto no ad un’Europa che impone lacci economici sulla circonferenza delle zucchine e uccide il mercato delle banane del Corno d’Africa, ma poi è incapace di politiche sull’immigrazione e sulla sicurezza.
Hanno detto no ad un’Europa che si entusiasma solo se riesce a insinuare il relativismo etico e la cultura della sterilità e della morte nelle legislazioni nazionali, vedi eutanasia, aborto, manipolazione genetica, adozioni gay.
Hanno detto no ad un’Europa gnostica.
Hanno detto infine no, nonostante gli stessi irlandesi siano tra i maggiori beneficiari delle politiche di defiscalizzazione dell’Unione.
Grazie dunque Irlanda per la lezione di coraggio ideale e democrazia che ci hai dato, da paese libero quale sei in quanto libero di esprimerti in politica estera con lo strumento del referendum.
Il nostro Paese (che ancora espone la bandiera europea abolita dal trattato che gli irlandesi hanno bocciato perché non ha il coraggio di esporre da sola la sua) è il quasi unico caso in Occidente che non può esprimersi in politica estera con lo strumento del referendum.
E lo sapete perché?
Andate a rileggervi le clausole di resa dell’Italia agli angloamericani dell’8 settembre 1943, il cosiddetto armistizio lungo.
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