Anzio, città da radici profonde.

Anzio, città dalle radici profonde.
Nell'antichità Antium venne assorbita nello stato romano.
La città ospitò Cicerone quando, tornato dall'esilio, vi riorganizzò i resti delle sue biblioteche, desiderando metterli in un posto sicuro. I romani più eminenti vi costruirono bellissime ville in riva al mare. Gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia la visitavano frequentemente e Mecenate vi possedeva una villa.
Ad Antium nacquero gli imperatori Caligola e Nerone.
Quest'ultimo fondò una colonia di veterani in città e costruì un nuovo porto, le cui rovine sono tuttora esistenti.
Nei primi del novecento, Anzio acquistò le connotazioni
di un elegante centro balneare, meta di soggiorno di alcune note famiglie dell'aristocrazia e dell'alta borghesia romane.

martedì 22 gennaio 2008

da www.storace.it



di Francesco Storace

Tocchiamo ferro. Se tutto va secondo logica, si va al voto anticipato e finalmente finisce la sciagurata esperienza del governo Prodi, gli italiani scelgono una nuova maggioranza e La Destra tenterà di rimettere il Paese in cammino.

Le prossime ore si incaricheranno di dimostrare se tutto questo è vero oppure no. Intanto, noi siamo pronti: domenica 3 febbraio manifesteremo a Roma, alle 10,30, al cinema Capranica, a sostegno della proposta di candidatura di Teodoro Buontempo alla presidenza della Provincia di Roma. Dal giorno dopo, vista la situazione politica incandescente, la coalizione potrebbe rivedere il proprio rifiuto pregiudiziale alla candidatura unitaria del presidente de La Destra, una delle più popolari personalità della politica capitolina. Sarebbe incredibile rinunciare a questa opportunità.

Ma l’appuntamento ancora più importante sarà quello del 10 febbraio. Stefano Morselli, dirigente organizzativo del Movimento, sta preparando nei dettagli la conferenza organizzativa nazionale che si svolgerà – non a caso nella giornata del Ricordo – a Trieste. Lì chiameremo tutta la dirigenza de La Destra alla mobilitazione massiccia in tutto il Paese, nel nome di valori a cui non intendiamo rinunciare.

In quella data probabilmente i giochi saranno fatti e si aprirà la corsa elettorale. Svanita la speranza di Prodi – e guai a lui se ci prova o qualcuno glielo permette – di firmare 600 nomine nelle aziende di Stato; ridicolizzato il suo disegno di allungare l’agonia con una inutile parlamentarizzazione della crisi; preso atto che è incapace di guidare una maggioranza, visto che ogni volta dura solo due anni; puntiamo ad essere pronti con candidature per Camera e Senato in tutta Italia.

Sta a ciascuno di noi mettersi in contatto con i portavoce regionali per organizzare alla grande la campagna elettorale.

Dovremo rappresentare, nel centrodestra, l’ansia di cambiamento reale. Chi sosterrà la Destra non rinuncerà ai diritti in cambio di favori e questo dovrà emergere anche nella discussione programmatica. Mastella – si vocifera – va con Forza Italia? E’ un problema di quanti dovranno rinunciare al seggio sicuro, certo è che noi non potremo chiedere ai nostri elettori di votarlo, né si potrà chiedere ai nostri parlamentari di sostenerlo come ministro. Parliamoci con grande chiarezza: nella triste vicenda che lo riguarda e che ieri Porta a Porta ha messo in luce nel tratto di un uomo visibilmente esasperato, Mastella sicuramente si sta comportando come un combattente e di questo gliene va dato atto. Ma la battaglia che combatte non e’ la nostra. Lui, per ragioni personali – la mancata solidarietà della sinistra – butta giù un governo e siamo contenti. Se dovessi ragionare con la stessa logica, dovrei fare altrettanto nei suoi confronti visto che ha firmato il via libera a un processo contro di me non per favori, appalti e assunzioni, ma per un’opinione critica nei confronti del capo dello Stato.

Ma il problema non è personale. E’ politico, e riguarda un metodo, una concezione della politica. Il governo che vogliamo sostenere non dovrà trovarsi nello stesso imbarazzo del governo Prodi.

Basterebbe una riga nel programma del centrodestra: “Le nomine non si fanno (più) per spartizione politica”. E’ chiedere troppo?

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