Anzio, città da radici profonde.

Anzio, città dalle radici profonde.
Nell'antichità Antium venne assorbita nello stato romano.
La città ospitò Cicerone quando, tornato dall'esilio, vi riorganizzò i resti delle sue biblioteche, desiderando metterli in un posto sicuro. I romani più eminenti vi costruirono bellissime ville in riva al mare. Gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia la visitavano frequentemente e Mecenate vi possedeva una villa.
Ad Antium nacquero gli imperatori Caligola e Nerone.
Quest'ultimo fondò una colonia di veterani in città e costruì un nuovo porto, le cui rovine sono tuttora esistenti.
Nei primi del novecento, Anzio acquistò le connotazioni
di un elegante centro balneare, meta di soggiorno di alcune note famiglie dell'aristocrazia e dell'alta borghesia romane.

venerdì 18 aprile 2008

APPARENTAMENTI

Storace da segretario nazionale, segua l’esempio del leader della lega. Per l’apparentamento, parli direttamente con il leader del PDL Silvio Berlusconi.

Condizioni per l’apparentamento:

1- Provincia di Roma - Teodoro Buontempo vice presidente
2- Comune di Roma - Francesco Storace vice sindaco
3- Governo Italiano - Daniela Garnero Santanchè MINISTRO

Non serve solo apparentamento a Roma e provincia per visibilità, occorre apparentamento anche a livello nazionale partendo dal coinvolgimento de la Destra nella squadra di governo. D'altronde BERLUSCONI, sia uomo di parola e si ricordi di quanto detto all’assemblea costituente de
la Destra.

Maurizio Brugiatelli

P.S. e al sig. fini, visto che A.N. si è sciolta, la restituzione del simbolo del'M.S.I.

16\17 APRILE

Primavalle: io non dimentico

Il rogo di Primavalle è uno degli eventi più drammatici nella storia della Destra Italiana, frutto della viltà e dell'odio.
Trentacinque anni fa, nella notte tra 16 e 17 Aprile, l'organizzazione extraparlamentare di Sinistra conosciuta come "Potere Operaio" si macchiò le mani con il sangue di un bambino di otto anni e quello di un giovane di anni 22: la loro unica colpa era di appartenere ad una famiglia dichiaratamente di Destra.
Erano i figli del segretario territoriale del Movimento Sociale Italiano. Erano "i fratelli Mattei".
In via Lorenzo Campeggi 15, davanti alla porta dell'appartamento di Mario Mattei venne versato un liquido infiammabile e venne provocato un incendio che in pochi istanti distrusse tutti gli interni della casa.
Alcuni dei presenti riuscirono a mettersi in salvo gettandosi anche dalla finestra mentre per Virgilio (Militante missino e paramilitare) e Stefano (8 anni) morirono carbonizzati.
Potere Operaio rivendicò l'azione con un comunicato abbandonato a pochi passi dal luogo della tragedia.
" Il 17 aprile 1973 arrivai con una troupe poco dopo l'allarme, dato alle quattro del mattino. Vidi il corpo carbonizzato del figlio maggiore di Mattei, Virgilio, ricurvo sulla ringhiera del balcone come un'orrenda coperta nera. Alle sue spalle c'era il cadavere del fratellino Stefano, otto anni, bruciato anche lui. Il resto della famiglia s'era salvato, a prezzo di ferite gravi, gettandosi dal terzo piano" Con queste parole, Bruno Vespa racconta la tragicità del momento.
Si muovono le indagini: il 18 Aprile del 1973 viene arrestato Achille Lollo, presunto responsabile del rogo, mentre Potere Operaio cercò in tutti i modi di depistare le indagini facendo credere che il rogo altro non era che il frutto di una faida interna negli ambienti della destra missina.
Durante le udienze, sulla scalinata del tribunale il Partito Comunista Italiano organizzò diverse manifestazioni per esprimere solidarietà ai "compagni arrestati". Le pressioni politiche portarono all'assoluzione di tre imputati nel 1975.
In primo grado gli imputati furono assolti dalle accuse di incendio doloso e omicidio colposo per insufficienza di prove. In secondo grado, Achille Lollo, Marino Clavo, Manlio Grillo, furono condannati a 18 anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
Ma la sorte dei condannati fu nettamente diversa: Lollo si rifugiò in America del Sud nel tentativo di sfuggire alla giustizia (tuttora vive in Brasile dove si è dichiarato rifugiato politico), Manlio Grillo scappò in Nicaragua (di lui si conosce anche una militanza nelle Brigate Rosse), Marino Clavo è ancora (!) "non rintracciabile".
La pena è stata dichiarata estinta dalla Corte d'Appello di Roma per "intervenuta prescirizione".
Nel 2005, però, la vicenda torna alla ribalta grazie alla Procura di Roma che riapre il caso ipotizzando un "reato di strage" per il quale non è consentita la prescrizione.
La famiglia Mattei sporge denuncia contro quelli che sono considerati i mandanti dell'attentato: Lanfranco Pace, Valerio Morucci, Franco Piperno.
Tutti gli imputati della strage sono a piede libero, la maggior parte svolge compiti di rilievo nell'informazione pubblica (si pensi ai vari Pace, Morucci, Piperno, Scalzone, Grillo), altri sono ancora latitanti all'estero (Lollo), altri sono "non rintracciabili" (Clavo)...e per quell'orrenda strage ancora non ha pagato nessuno.
Trentacinque anni fa l'odio rosso uccideva due fratelli, un bambino di otto anni e un giovane di ventidue.
A trentacinque anni di distanza la Destra non dimentica:
ONORE AI FRATELLI MATTEI, MARTIRI DELLA DESTRA ITALIANA!

"E' una piazza piena di sogni, un'armata di cari amici, mille anime di caduti, ma nel ricordo non li hanno uccisi, sono i giovani di Acca Larentia, ed i ragazzi in camicia nera, i fratelli di Primavalle, ed i martiri dell'Emilia....E ora sono qui, son sempre qui, son tornati a marciare ancora, dalle carceri, dalle foibe, dagli scrigni della memoria..." (270 Bis - Claretta e Ben)