Anzio, città da radici profonde.

Anzio, città dalle radici profonde.
Nell'antichità Antium venne assorbita nello stato romano.
La città ospitò Cicerone quando, tornato dall'esilio, vi riorganizzò i resti delle sue biblioteche, desiderando metterli in un posto sicuro. I romani più eminenti vi costruirono bellissime ville in riva al mare. Gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia la visitavano frequentemente e Mecenate vi possedeva una villa.
Ad Antium nacquero gli imperatori Caligola e Nerone.
Quest'ultimo fondò una colonia di veterani in città e costruì un nuovo porto, le cui rovine sono tuttora esistenti.
Nei primi del novecento, Anzio acquistò le connotazioni
di un elegante centro balneare, meta di soggiorno di alcune note famiglie dell'aristocrazia e dell'alta borghesia romane.

martedì 24 agosto 2010

CANNIBAL HOLOCAUST soppresso dal FESTIVAL DELL HORROR DI ANZIO.



L'On. (FLI) LUCA BARBARESCHI

MENTRE UCCIDE UN MAIALINO


Di Vanessa Branca

al FILM FESTIVAL DELL HORROR DI ANZIO AVREBBERO PROIETTATO OGGI IL FILM CANNIBAL HOLOCAUST DOVE IL UNA SCIMMIA VIENE DECAPITATA DAVVERO E UN MAIALINO PRIMA PRESO A CALCI POI SPARATO DA LUCA BARBARESCHI, INQUISITO ORA PER QUELLA CHE CHIAMA LATRINA? O PISCINA A LIPARI....BEH CARO LUCA NN SARà IL TUO MOMENTO...MA A TE PIACE SPARARE E PRENDERE A CALCI I DEBOLI..A NOI INVECE PIACE FARLO AI FORTI.

http://www.lupafilm.com/italian_horror_film_festival.html

A PROPOSITO IL FILM DI BARBARESCHI è STATO SOPPRESSO....DEV'ESSERE PROPRIO SFIGATO DI QUESTI TEMPI.SARà LA VICINANZA CON FINI....E GLI INTRIGHI DI MONTECARLO? O FORSE SATURNO CONTRO......OPPURE IL PICCHIARE E UCCIDERE ANIMALI SENZA PENTIMENTO ALCUNO, PUBBLICAMENTE DICHIARATO...CIO CHE CONTA è CHE STAVOLTA HA VINTO IL MAIALINO. STRONZO!



CANNIBAL HOLOCAUST

fonte

http://it.wikipedia.org/wiki/Cannibal_Holocaust



Riprese [modifica]Le riprese iniziarono il 4 giugno 1979 e durarono nove settimane.[3] Gli interni del film furono girati a Roma, negli Studi De Paolis. Gli esterni furono girati, oltre che nella foresta amazzonica e in Colombia, anche a New York. La troupe comprendeva 15 elementi.[3]

Quando Gabriel Yorke arrivò sul set per girare la sua prima scena non aveva nessuna idea sul genere del film, in quanto non aveva letto ancora la sceneggiatura. Quando fu pronto per girare la sua prima scena, si trovò nel mezzo della ripresa relativa all'amputazione della gamba ai danni della guida dei quattro reporter. In un'intervista Yorke dichiarò di aver anch'egli creduto di girare uno snuff movie.[3]

Mark Williams (Luca Barbareschi) spara al maialino

La casa sull'albero degli indios Shamatari, opera dello scenografo Massimo Antonello Geleng

Immediatamente dopo l'uccisione del maialino, Gabriel Yorke fece un lungo monologo che Deodato avrebbe voluto includere nel film, ma che alla fine fu tagliato. Yorke disse di essersi dispiaciuto durante le riprese perché aveva sentito il maialino urlare e morire.[3] Perry Pirkanen pianse durante l'uccisione della tartaruga, Luca Barbareschi invece ha ammesso di non aver avuto nessun rimorso per aver sparato al maialino, ma di aver ricevuto minacce da parte degli animalisti per questo, mentre Deodato ha dichiarato che tutti gli animali uccisi nel film venivano mangiati sia dai componenti della troupe, sia dagli indigeni.[3] «La cosa che mi ha fatto più impressione sono state le scimmie. C'è la scena in cui gli indios ammazzano la scimmia e le succhiano il cervello. Noi avevamo quattro scimmiette di riserva. Quando tagliammo la testa a una le altre quattro sono morte di crepacuore. Quella è stata la cosa più atroce».[3]

Il villaggio degli indios che viene bruciato dai quattro ragazzi è stato costruito dallo scenografo Massimo Antonello Geleng appositamente per il film, come anche la casa sul grande albero dove abitano gli indios Shamatari. I costumi degli indigeni sono stati prodotti ispirandosi ai chenchama, vale a dire le pitture su corteccia d'albero dipinte secondo le usanza locale.[3]

Una delle guide presenti sul set del film fu arrestata a causa di Ruggero Deodato, che la denunciò perché partecipava ai cosiddetti safari indios, vere e proprie cacce agli indigeni.[4] Quando uscì dal carcere la guida giurò che avrebbe ucciso Deodato.[4] Sui safari indios il regista aveva scritto un soggetto, che trattava anche del traffico di organi, ma rinunciò al progetto per paura di ritorsioni.[4]

Deodato ha dichiarato di aver girato il film in un momento difficile della sua vita: in quel periodo stava divorziando da Silvia Dionisio e ha messo nel film tutto il dolore e la rabbia derivanti dalla separazione.[3]

Il regista ha affermato che l'ispirazione per la storia gli venne dal figlio, disgustato da tutte le immagini violente che vedeva nei telegiornali: «La storia me la suggerì mio figlio, che all'epoca non voleva guardare la televisione perché era scioccato da tutti i reportage violenti che passavano al telegiornale, i morti ammazzati dalle Brigate Rosse ecc».[3]

I filmati di cannibalismo e fucilazioni che si vedono all'inizio del film sono in parte vere (si tratta di esecuzioni avvenute in un paese africano), in parte create con effetti speciali.[3]

Tutti i nomi delle tribù sono reali, e le loro abitudini sono le stesse che si vedono nel film. Oltre alla tribù Shamatari nel film sono presenti anche le tribù dei Tibuna e degli Anamaru.[1]

Nei titoli di coda appare il nome di Lamberto Bava come aiuto regista, ma Deodato ha negato la sua partecipazione al film.[4]

L'enigmatica scritta sui titoli di coda del film

Al termine del film, prima dei titoli di coda, appare una scritta enigmatica: «Il proiezionista Billy K. Kirov è stato condannato a due mesi di reclusione con la condizionale e al pagamento di una multa di 10.000 dollari per sottrazione di materiale cinematografico. Noi sappiamo che per quel materiale ne ha ricevuti 250.000». In realtà l'episodio era stato inventato dal regista, per accrescere la sensazione di realismo del film.[4]