Anzio, città da radici profonde.

Anzio, città dalle radici profonde.
Nell'antichità Antium venne assorbita nello stato romano.
La città ospitò Cicerone quando, tornato dall'esilio, vi riorganizzò i resti delle sue biblioteche, desiderando metterli in un posto sicuro. I romani più eminenti vi costruirono bellissime ville in riva al mare. Gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia la visitavano frequentemente e Mecenate vi possedeva una villa.
Ad Antium nacquero gli imperatori Caligola e Nerone.
Quest'ultimo fondò una colonia di veterani in città e costruì un nuovo porto, le cui rovine sono tuttora esistenti.
Nei primi del novecento, Anzio acquistò le connotazioni
di un elegante centro balneare, meta di soggiorno di alcune note famiglie dell'aristocrazia e dell'alta borghesia romane.

martedì 12 agosto 2008

da: la destra news

Editoriale

Al Terrore giacobino di Pdl e Pd, ai sanculotti dell'ultima ora, preferisco la Vandea

di Stefano Schiavi:
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Com’è stranoto a tutti, l’Italia, o meglio qualche italiano di belle speranze, ha provato a mettere in piedi una sorta di rivoluzione giacobina del terzo millennio. Riuscendoci, ma solo in parte. In fondo è sotto gli occhi di tutti che il giochetto del bipartitismo

che bella serata



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dal blog di Storace:

· ITALIA SOCIALE scrive:
12 Agosto 2008 alle 10:21

Verso il Congresso
Il rischio grande, soprattutto per un partito che si definisce identitaria , è quello di non avere una identità. Infatti, la strategia del compromesso permanente e della sintesi continua dei diversi, se non degli opposti, può andar bene per un “contenitore” come il PDL, ma certamente strozzerebbe sul nascere le nostre ambizioni. Dalla nostra non ci sono il marketing politico o la disponibilità di risorse economiche, giornali e televisioni, bensì la possibilità di una riconoscibilità sociale e politica, cui non ci possiamo permettere di rinunciare.E’ sì positivo il dibattito interno, ma occorre che questo scaturisca da una base ideologica univoca; si può e si deve discutere sulla politica estera e sulla collocazione internazionale della Nazione, su quali soluzioni adottare in materia di ambiente ed energia, sul modo migliore per affrontare le questioni della prostituzione nelle strade e dello sfruttamento, su come utilizzare l’equilibrio incentivo/disincentivo quale leva per tutelare l’irripetibile ruolo della famiglia tradizionale, persino sulla strategia delle alleanze elettorali, ma quando vengono a collidere capitalismo liberista e Terza Via s.o.c.i.a.l.i.z.z.a.t.r.i.c.e. , consumismo ed “Italia proletaria” (espressione m.u.s.s.o.l.i.n.i.a.n.a. non proiettabile nella realtà di una Nazione sterile e benestante, ma traducibile in una “forma mentis” che preferisca sempre e comunque l’essere ad avere ed apparire), individualismo e socialità comunitaria, iper – garantismo (berlusconiano) e senso di Giustizia, sorge un problema che non può essere ipocritamente ignorato. Coniugare visioni del mondo e della vita opposte mediante la comunanza del sostantivo destra è quanto mai superficiale, pretestuoso ed interessato. Far passare l’idea che destra sociale e destra economica siano affini solo perché unite da un’assonanza “letterale” è francamente assurdo.

Antonio Del Prete
Resp. prov. Gioventù Italiana Bologna